Centro Clinico Specialistico 

Scintille di Consapevolezza n° 2

Better the devil you Know

 

...è meglio il diavolo che conosci!!

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Nella lingua inglese c'è un'espressione che mi piace molto: better the devil you know - è meglio il diavolo che conosci.

Significa che certe volte preferiamo restare in una situazione negativa che però conosciamo molto bene piuttosto che rischiare di affrontare l'incertezza del cambiamento.

Questa è la trappola della zona di comfort. Non è detto infatti che nella nostra zona di comfort ci stiamo davvero bene...

 

La vita comincia dove finisce la tua zona di comfort:

Una classica citazione del mondo della crescita personale che forse avrai letto almeno una volta. E' un modo efficace per dire che se vogliamo apprendere, migliorare e raggiungere degli obiettivi, dobbiamo necessariamente spingerci fuori dai nostri abituali confini e sopportare il disagio che ne consegue. Se invece stiamo sempre lì nel nostro, a fare le cose che ci riescono meglio, magari ci sentiamo sempre rilassati e a nostro agio, ma poi il rischio è di non fare passi avanti.

Uscire dalla zona di comfort significa proprio questo: mettersi alla prova in situazioni che non conosciamo alla perfezione, che rappresentano una sfida, che non ci fanno stare del tutto tranquilli. Solo così si impara e si migliora.

 

Comfort zone

L'origine dell'espressione "comfort zone" non è molto chiara. Si tratta di un modo di dire abbastanza comune nella lingua inglese. Potrebbe essere stato utilizzato la prima volta per indicare quell'intervallo di temperatura - che è compreso tra i 19 e i 26 gradi - in cui generalmente le persone stanno bene, senza sentire né freddo né caldo.

La definizione di comfort zone su Wikipedia è questa:

una condizione mentale nella quale una persona prova un senso di familiarità, si sente a suo agio e nel pieno controllo della situazione, senza sperimentare alcuna forma di stress e ansia.

Insomma, tipicamente quando siamo seduti sul divano di casa a guardare la nostra serie Tv preferita!

Ma anche se siamo in ufficio a svolgere del lavoro di routine. O se stiamo facendo la spesa al supermercato sotto casa.

 

Ora la domanda è: perché una persona dovrebbe desiderare di uscire dalla sua zona di comfort? Non stiamo forse bene facendo cose che ci mettono a nostro agio, senza stress, senza fretta, senza paura?

Da un certo punto di vista senza dubbio si. Abbiamo bisogno di essere in quella zona per poterci rilassare e sentirci protetti e al sicuro.

Il problema però è che mantenersi sempre entro i confini della nostra zona di comfort non è molto salutare se cominciamo a ragionare in termini di prestazioni, produttività e obiettivi da raggiungere.

Per crescere, migliorare, imparare, raggiungere un obiettivo dobbiamo per forza uscire dalla nostra zona di comfort. La pretesa di muoverci sempre sopra un terreno stabile e ben battuto non ci porta lontano.

 

Per uscire dalla zona di comfort è necessario accettare e fronteggiare il disagio. Dobbiamo stare scomodi, fare fatica, sperimentare un po' di insicurezza e di ansia per potere passare al livello successivo.

 

A volte possiamo sentirci nella nostra comfort zone con situazioni (o sentimenti) che ci fanno soffrire. Possiamo restare bloccati in situazioni che non ci piacciono solo perché ci sono familiari. Possiamo essere così abituati a provare preoccupazione o tristezza da sentirci a disagio con le emozioni positive. In tutti questi casi la zona di comfort si trasforma in una vera e propria gabbia. Ci tiene inchiodati lì, perché non troviamo il coraggio di affrontare l'insicurezza e l'ignoto.

 

Per oggi è tutto, speri che troviate spunti utili per riflettere e scintille che aumentino la consapevolezza di voi stessi.

La prossima settimana, continueremo questo discorso, parlando proprio di Cambiamenti desiderati e di Soluzioni per realizzarli davvero!

E se anche voi, come tutti, avete iniziato il nuovo anno, il nuovo mese, la nuova settimana con ottimi propositi che poi, però, ahimè non siete riusciti a portare avanti… allora non perdetevi la prossima Scintilla, perché parleremo proprio di voi!!

 

Un abbraccio e alla prossima!!

E se ti va di commentare, sarò felice di rispondere!!

 

di Arianna Murrone

(Psicologa, Psicoterapeuta, Mediatore Familiare e Facilitatrice del Metodo "Tutta un'altra Vita")

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Scintille di Consapevolezza - "Intro"  -  1

Sono felice di dare il via a questa nuova avventura, che spero accompagnerà molti di voi in un percorso verso "la migliore versione di noi stessi".
 
Per raccontarvi un po' il senso di "Scintille di Consapevolezza", ho pensato di iniziare da una storia... una storia che molti di voi sicuramente conosceranno, ma che credo possa introdurci bene all'argomento...
 
E' la storia di una rana, una rana che somiglia a molti di noi...
 
Un giorno, la nostra rana si trovò a nuotare tranquillamente in un pentolone pieno di acqua fresca. il fuoco sotto la pentola, tuttavia, era acceso...
...l'acqua, piano piano si riscaldava e presto diventò tiepida. la rana continuava a trovarla piuttosto gradevole e continuò a nuotare...
Nel frattempo, la temperatura saliva e l'acqua, in breve, divenne calda. Un pò più calda di quanto la rana, effettivamente, non apprezzasse. Si stancò un pochino, tuttavia non si spaventò.
L'acqua, a quel punto, divenne davvero troppo calda e la rana la trovò molto sgradevole... Tuttavia, essendosi molto indebolita, non ebbe la forza di reagire. Così, continuò a sopportare, senza fare nulla...
Nel frattempo, tuttavia, la temperatura continuava a salire, fino al momento in cui la rana finì, semplicemente,  morta bollita...
 
Naturalmente, se la stessa rana fosse si fosse immersa direttamente nell'acqua a 50°, avrebbe dato un forte colpo di zampa e sarebbe balzata immediatamente fuori dal pentolone...
 
Che dire... la storia della rana rappresenta, purtroppo, una metafora della vita di molti di noi... possiamo applicare questa storia a molte delle situazioni che affrontiamo quotidianamente nella nostra vita come il lavoro, una relazione, una situazione familiare...
...se ci guardiamo intorno, si possono scoprire molte situazioni nelle quali abbiamo la tendenza ad adagiarci, anzichè lottare per cambiare la situazione, se non addirittura "scappare".
 
Fondamentalmente, la paura più grande che abbiamo quando si tratta di andare contro qualcosas che, nel bene o nel male, ci fa stare in equilibrio, è la paura del cambiamento.
 
Inevitabilmente, quando la rana dovrebbe saltare fuori dalla pentola, dovrebbe anche cambiare la sua situazione e questo la spaventa molto più dell'acqua che si sta scaldando.
 
Accettare ogni cosa e adeguarsi, adagiandosi sul fondo e lasciando che le cose accadono, è il modo più facile e veloce per lasciar andare la nostra vita e perdere il potere che, invece, abbiamo di modificare le cose che non ci fanno stare bene. Ma davvero, vogliamo, invece, sopportare fino a quando non brucia? Fino a quando la situazione non diventa, ormai, più sostenibile?
 
Questo porta ad accumulare piccole dosi di dolore (calore), piccole frustrazioni, che magari, sul momento non crediamo neppure importanti e/o deleterie, ma che, a lungo andare, possono sfociare in tristezza, depressione e, sostanzialmente, all'infelicità...
 
E tu, cosa vuoi per te?
(...se ti va, raccontamelo in un commento)
 
di Arianna Murrone
(Psicologa, Psicoterapeuta, Mediatore Familiare e Facilitatrice del Metodo "Tutta un'altra Vita")