Essere genitori è davvero un’impresa difficile e, in questo momento delicato per tutto il paese in cui bisogna restare a casa con i propri figli tutto il giorno, è molto probabile che si inneschino maggiori conflitti. In questo articolo cercheremo di darvi delle strategie che vi permetteranno di gestire questi momenti di tensione.
Partiamo dal presupposto che alla base dei comportamenti e/o reazioni inadeguate dei vostri figli c’è un controllo emotivo non completamente sviluppato nei più piccoli, e l’espressione di un bisogno e di emozioni che, a volte, non riescono a capire e a gestire nei più grandi (preadolescenti, adolescenti).
Di fronte ad un comportamento non adeguato di vostro figlio prima di intervenire è importante capire quale è il problema alla base del capriccio, delle lacrime, dello scoppio d’ira. Comprendere il problema vale anche nei conflitti che possono scaturire con i figli adolescenti. In relazione a ciò è fondamentale che i genitori capiscano che non si può ricercare una soluzione immediata, ma devono darsi tempo per provare a capire cosa si nasconde sotto quel problema. Potete porvi, ad esempio, le seguenti domande:
· Cosa non va?
· Quali sono i comportamenti che ritengo siano sgradevoli/inadeguati?
· Perché ritengo che lo siano?
· Perché si comporta in questo modo? Quale è il suo bisogno?
Da genitori si dovrebbe evitare di contrattaccare e di farsi prendere dalla rabbia, in quanto questa reazione comporta un’escalation del conflitto. In questa situazione la cosa migliore da fare è non reagire, evitando di perdere la lucidità, al fine di non farsi “agganciare” emotivamente. Nella pratica bisognerebbe allontanarsi fisicamente dai figli andando, ad esempio, in un’altra stanza, in modo da darsi il tempo di calmarsi e valutare il conflitto in modo oggettivo e non impulsivo. Nel fare questo si può rimandare al proprio figlio che essendo arrabbiati si preferisce interrompere la discussione, calmarsi, riflettere per affrontare di nuovo il problema dopo un certo lasso di tempo definito (ad esempio “ne parliamo stasera, dopo cena”). Questa strategia del “prendere le distanze” può essere utilizzata anche con i bambini piccoli, dando una spiegazione che sia adatta per l’età. Il “prendere le distanzE” e “prendere tempo” dà la possibilità al genitore, da una parte di riconoscere, accogliere e dare senso al suo sentirsi arrabbiato e dall’altra di riflettere e cercare di comprendere il punto di vista del proprio figlio. Inoltre, questo permette al genitore coinvolto in prima persona di confrontarsi con l’altro genitore.
Un altro aspetto fondamentale nella relazione con i propri figli è quello di imparare ad ascoltarli. Questo consente al figlio di sentirsi riconosciuto ed accolto piuttosto che giudicato, e permette di creare un “terreno neutro” dove poter negoziare, nel momento in cui vostro figlio raggiungerà la fase adolescenziale.
Per concludere vorremmo sottolineare che i genitori sono dei modelli, per cui un genitore in grado di gestire un conflitto senza arrabbiarsi, comprendendo e riconoscendo lo stato emotivo che vive, insegnerà al proprio figlio a comprendere, ascoltare, entrare in empatia e sostenere l’altro nei momenti di necessità.
Dott.ssa Stefania Cardellicchio
Psicologa, Psicoterapeuta
Analista Transazionale e
Facilitatore Mindfulness